Leon: la trafila "ruggente"
Aggiornamento: 21 apr 2023
1. L'idea
Si dice sempre che dai momenti di difficoltà nascono piccole perle. Come racconta Cristina Andreatta, titolare del pastificio artigianale che l’ha creata, il periodo di fermo forzato e l'annullamento di ogni occasione di promozione fisica, causati dal Covid-19, ha “liberato” tempo ed energie per pensare e “ripensare” prodotti e strategie di nuove.
“È dal 2020 che mi frulla in testa questa idea - spiega infatti Cristina - quando, in tempo di elezioni regionali, mi passava continuamente sotto gli occhi l’immagine del leone. Da lì ho avuto l’idea di trasformarlo in pasta con la volontà di trasmettere un messaggio di appartenenza al territorio e di riscatto contro questo virus".
"Così è nata una pasta in semolato di grano duro macinato a pietra e acqua, italiano e biologico che parla di rinascita, di rivincita attraverso la cultura e le tradizioni di terra da difendere e diffondere".
Passare dall'idea ad un prodotto compiuto e vendibile non è stato facile. Come racconta Cristina, sono stati necessari diversi tentativi per ottenere la giusta trafila "all'inizio avevamo disegnato il leone molto simile a quello di San Marco, ma alla prima prova di produzione ci siamo accorti che sembrava una scimmietta. Allora abbiamo ridisegnato la trafila fino ad ottenere il risultato che volevamo. Durante le tante prove, quante volte si è rotta la macchina trafilatrice!"
2. Un progetto totalmente territoriale
Nella logica della valorizzazione territoriale più ampiamente intesa, Cristina ha coinvolto numerosi enti territoriali, tra cui il Comune di San Martino di Lupari per il riconoscimento della De.Co., e ha iniziato il percorso per l'ottenimento della certificazione QV, Qualità Verificata, un sistema di certificazione regionale che tutela e valorizza le produzioni agroalimentari del territorio veneto e già si può fregiare del marchio turistico "Veneto - The Land of Venice", che ne certifica ulteriormente l'identità culturale.
Come si legge anche dalla confezione, Leon è una pasta prodotta con semola di grano duro, italiano e biologico, macinata a pietra e acqua. Viene definita "buona" anche negli obiettivi, perché parte del ricavato della vendita sarà destinato all'Associazione Oncologica San Bassiano, di Bassano del Grappa. Dice Cristina: "I degenti, del resto, hanno il coraggio e la dignità di un leone. Non potevo non pensare a loro".
Per ora Leon è soltanto un progetto a termine, una tiratura limitata che andrà in vendita in selezionati negozi e che potrà essere degustata (con la ricetta della Serenissima realizzata dal pluripremiato Gregori Nalon, che trovate qui) nei più esclusivi hotel e ristoranti di Venezia.
3. Il packaging come elemento del Concept
Se non fosse già sufficientemente caratterizzata così, dalla sua trafila, la pasta Leon è confezionata praticamente in una miniatura del famosissimo Palazzo Ducale di Venezia. Un altro simbolo di Venezia nel mondo che, insieme al riconoscibilissimo contenuto, trasporta immediatamente chi la guarda in piena piazza San Marco.
Il packaging, studiato dal grafico Francesco Baggio, di Arti grafiche Postumia di San Martino di Lupari (PD), ripropone su ogni faccia un disegno diverso che, assemblando più confezioni come in un puzzle, produce come per magia l'intera facciata del palazzo. Praticamente non c'è bisogno di realizzare espositori o vetrine, in qualunque punto vendita sono sufficienti 15 scatoli di pasta Leon per un allestimento scenico di sicuro effetto.
4. My two cents
Quando sono venuta a conoscenza di questa iniziativa, all'inizio sono rimasta un po' sopraffatta dalla quantità di informazioni che mi sono arrivate. Perciò di ho riflettuto e vi condivido i miei due centesimi.
Nel progetto Leon Venesian c'è TUTTO: la storia, l'identità culturale, il rapporto con il territorio, la visione di business, la qualità degli ingredienti, l'artigianalità del processo produttivo, l'approccio etico, lo chef famoso che le regala una ricetta (complicatissima ovviamente) e chi più ne ha più ne metta, anche dal punto di vista dell'immagine e del packaging.
E il tutto in questo caso forse diventa troppo, in un progetto che comunque mi sembra un caso da studiare sia per la complessità degli elementi in ballo che per la coerenza che li tiene insieme. Un paio di riflessioni però vanno fatte.
POSIZIONAMENTO
Leon non è una PASTA, è un SOUVENIR da mangiare! La si scopre in Laguna, e poi la si porta a casa insieme (o magari in alternativa) alle classiche gondole illuminate.
Questo è solo il mio parere, ma è la prima cosa che ho notato. La pasta è buona, certo, biologica, artigianale, ma quello che salta agli occhi è sicuramente che ogni turista (inclusa me) vorrebbe portarla a casa e farla vedere/assaggiare agli amici. Leon è TROPPO rappresentativo di Venezia, dell'Italia e del Made in Italy (PASTA eh), per non diventare il "prodotto tipico" veneziano. Ve la immaginate la reazione di un giapponese o uno statunitense?
FOCUS E COMUNICAZIONE
La quantità di elementi elencati nel progetto è davvero TROPPA. Ad un certo punto ci si sente frastornati dalla quantità di informazioni e si rischia di perdersi.
Semplificare le informazioni e riportare il progetto alle sue linee distintive lo rafforzerebbe e valorizzerebbe, rendendo più evidente la personalità di Leon, sfrondata da tutto quello che non è necessario.
Anche nel marketing spesso LESS IS MORE.
Leon Venesian, la pasta ruggente, è uno dei case study che troverete nel mio nuovo libro Food Marketing 2.0 - Vendere il Made in Italy nell'era digitale, su Amazon e in Libreria.
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